A Carnevale, fritole se vi pare...e ogni scherzo vale
I re avevano a corte un giullare…che intratteneva con frizzi e lazzi, ma “con riguardo”, facendo ben attenzione a non esagerare. Venezia aveva le Maschere, la Commedia dell’Arte, e l’intero apparato di governo, Doge, Procuratori, Senato, i patrizi insomma, era preso di mira dallo sfottò. Condizione di una città libera, una Repubblica (Res Publica letteralmente vuol dire la Cosa di Tutti) che, per antica consuetudine, voleva innanzitutto il bene del popolo. E se non stava bene, il popolo mugugnava, non se ne stava affatto zitto o intimorito, protestava e non perdeva occasione per colpire a parole, senza ritegno, malgoverno e costumi della classe dominante.
Il Ruzzante, drammaturgo e scrittore padovano impiegato alla corte dei Barbaro nel ‘500, inaugura questa moda letteraria, rivelando uno status civile e un carattere, frequente nei veneti, ironico, pungente, ridanciano, se pur a volte amaro. Il Carnevale, i Giochi in piazza, le Feste, le Regate erano del popolo e per il popolo e vi si univano con gran piacere i nobili, a tutti gli effetti parte di esso. Loro, i siori, fascia alta della società, dovevano dare il buon esempio, nel rispetto delle regole del buon comportamento, mitigati anche dalle "Leggi suntuarie”, scritte per il contenimento del lusso, per la decenza e la sobrietà del vivere civile. Di queste leggi ce ne fu una che rincarò le farine perché, a quanto pare, i veneziani mangiavano troppi dolci…
E di fatto si legge di fritole, crostoli, castagnole, amaretti, baicoli, buranelli, zaleti, bussolai, cialdoni, focacce, storti, stortioni, ciarlotte, ossi da morto, pevarini, schizoti, sugoli e molto altro della ricchissima gamma di leccornie veneziane ad opera dei Scaletteri, i Ciambellai, gli Offellari ovvero i Castellieri e tutti gli infiniti specialisti di paste e dolci in Venezia.
Insomma, col Carnevale, ma un po’ tutto l’anno perché ogni occasione era buona per far festa, dalle scorpacciate di dolci e dalla satira non si salvava nessuno…Con buona pace dei parrucconi (Pantalon) e gran consolazione del popolo sovrano (Arlecchino e Colombina).
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