"No vo a combatar": la storia di Venezia insegna

27 Marzo 2020

Il coraggio non serve a nulla se al momento opportuno non si è capaci di fare un passo indietro, di fermarsi per il bene della collettività. Questo insegnamento, che arriva dai nostri avi, oggi è più attuale che mai. 

“No vo a combatar” è un modo di dire frequente nel Veneto. "Non vado a combattere” è la traduzione letterale. In realtà significa “non voglio problemi”, “non mi metto a discuterne”, “so quanto basta, non serve saperne di più”. E' l’anima diplomatica del popolo veneto. Il suo dna. Non mancanza di coraggio, né menefreghismo, ma piuttosto la consapevolezza che la Polis, la Politica può più del singolo. E che è meglio “ascoltare”, "fare” e rigar dritto. 

In quel modo di dire parla ancora il Veneto antico, il Popolo Mite dell’Età del Bronzo, orgoglioso ma pacifico, accogliente e creativo, diligente e furbo. Caratteri mai perduti. La diplomatia della Serenissima – tatto, finezza, abilità nel trattare questioni delicate - è ancor oggi materia di studio nelle università del mondo, esempio di fulgida ... “diplomazia” appunto, quella che fece la fortuna dello Stato veneziano ai tempi della Repubblica. Dicevano: “In pase se fa affari, in guera no”. La guerra era considerata spreco di risorse. Ecco: "No vo a combatar”.  Le monarchie europee conquistavano il mondo con la spada, Venezia con il commercio dietro cui c’era un'immensa capacità manifatturiera. 

Il Leone di San Marco tiene un libro aperto simbolo di Sapienza e Pace. La Cultura innanzitutto nella loro visione del mondo e, ben ultima in graduatoria “la guerra", dicevano "solo se necessaria". Disposti a morire non per conquistare, ma per difendere ciò che amavano di più e in cui credevano: la famiglia e la patria più della loro stessa vita.

All’epoca delle grandi pestilenze lo Stato veneziano fu il primo a emanare provvedimenti come la Quarantena, nominando tre tutori della salute pubblica contro la Peste Nera (1347); e fu il primo a istituire i Lazzaretti, quello Nuovo per testare i sospetti di contagio e il Lazzaretto Vecchio per i malati conclamati. 

Intraprendenza, coraggio, diplomazia, pazienza, sono tratti che ancora oggi caratterizzano i veneti. Prendiamo esempio dai nostri predecessori. Diciamo anche noi: “No vo a combatar, basta, sto casa!”. Senza discutere, nello sforzo di difendere ciò che continua a essere il bene più prezioso: la salute e la prosperità non del singolo, ma della comunità intera. 

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