Si diceva: Agosto, moglie mia non ti conosco. Proverbio di un’era innocente, o quasi, oggi si direbbe sessista, ma erano perlopiù sbirciatine ai primi bikini, strizzate d’occhio tra amici al bar e pacche sulle spalle.
Ora è l’era dei disincanti, dei tabù svelati, del si può dire tutto e si può fare tutto, dell’apparire per essere. Tutti, nudi o bardati, taroccati o griffati, siamo acchiappati dal flusso di una corrente irresistibile e, senza poterci fermare ci stiamo provando, inconsapevoli o disillusi e neppure tanto allegri, ad essere “in”... O “out”, credendo di venirne fuori, ma, gira e rigira, è per essere "in". Siamo tutti nella mischia.
Prugne, pesche, fichi, angurie, pomodori, uva, qualche gelato come "premio", il bagno tra le onde, castelli di sabbia e picnic negli alti pascoli vicino ai mughi; cicale, stridio di rondini e pipistrelli all’imbrunire, gracidar di rane, zanzare, il flit e i temporali, le case ombrose con gli “scuri in coppo” e la calura in campagna attenuata nella penombra delle vecchie mura spesse. Poesia. Come parlar di buoi per trainare un carro, del calieron per la polenta sul fogher, del burro fatto in casa o delle lavadore sul rio dall’acqua limpida.
Agognato dal Paese che si ferma (i più), detestato (da pochi, ma poi…) per il Paese che si ferma, Agosto è diventato l’appuntamento con il bollino rosso, le code da incubo e i bagni di folla in spiagge, sui sentieri alpestri e nelle città d’arte. All’apice della stagione estiva è il primo fine corsa dell’anno: ad Agosto si fa tana e si tira il fiato, prima di voltar pagina e rimettersi a testa bassa, in strada, in treno, in volo, in ufficio, in fabbrica per traguardare, cambiando abiti e menù, non la modalità vacanziera, il Natale.
Con l’estate braghe corte, canotta, infradito e comode N 991 (sta per Newbalance, un marchio "in"), svelandrine, generosi décolleté e lato B in bella mostra, berretti con visiera ad arco indossati per dritto e per rovescio e così conciati siamo ovunque, per strada, al ristorante, in spiaggia, al museo, in chiesa. Non possiamo farci nulla, Central Park e i marciapiedi di Santa Monica sono piombati fra noi, con la loro pratica ineleganza, ora e per sempre. Con tatuaggi sempre più arditi, piercing garbati, non estremi, cell in mano dall’alba a notte fonda, anche a letto, l’aria condizionata a palla, zainetto design in spalla, birretta con hamburger, frites e ketchup, magari in versione gourmet, inglesismi a gogò... il mimetismo è completo, siamo nel flusso, siamo il popolo delle Series d'Oltreoceano (una volta si chiamavano Telenovelas). E ci piace così.
Ora, non c’è nulla di male nel seguire le mode, è complicato attenuare il consumismo (ma è possibile?), e non è tutta colpa nostra se non riusciamo a scaglionare le ferie lungo tutto l’anno. Alla fine, stare comodi, e vogliamo stare comodi, costa. Di tasca nostra, ma il prezzo più alto è sociale. E star comodi coltivando sobrietà e understatement in pochissimi possono permetterselo. Di certo l’Agosto che ci attende è affollato e caotico, ignorante e a volte screanzato, e neppure l’extra lusso ne è esente, anzi!
È un Agosto che ci grandina addosso, che sradica, tracima, frana e incendia, e poi litiga, straparla, divora, lorda e violenta, ma è anche l'Agosto del volemose bene, la solidarietà non manca, molti giovani soprattutto, sanno essere generoQuesto Agosto siamo noi e, ci vada bene o meno bene, un po’ di ironia non guasta, anche se non sappiamo come andrà a finire.
Alberto Passi
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